Passa ai contenuti principali

Storia di due sorrisi e di una foto

Il 27 marzo del 1992 Paolo Borsellino e Giovanni Falcone si danno appuntamento al palazzo Trinacria di Palermo, nel rione storico della Kalsa. L’occasione è la presentazione della candidatura alla Camera dei deputati del collega Giuseppe Ayala. La città è in fermento, il 5 e 6 aprile si terranno le elezioni politiche dell’era Mani Pulite. I due magistrati sono l’uno accanto all’altro. Si dicono qualcosa, parlano a bassa voce. Poi uno dei due fa una battuta. E il sorriso compare sui loro volti. Dall’altra parte del tavolo c’è un giovane fotoreporter del Giornale di Sicilia, Tony Gentile, che preme il pulsante della sua macchina fotografica proprio in quel preciso momento. Il giorno successivo la fotografia non viene pubblicata. «Magari la usiamo un altro giorno», gli dicono. Ma dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio, quell’immagine diventa il simbolo della rinascita di una terra che reagisce contro la logica mafiosa. «Quello scatto purtroppo ha acquisito il significato che oggi gli diamo», racconta Tony Gentile, «per quello che è successo dopo. Altrimenti sarebbe rimasta una foto come tante altre».


Tony Gentile, com’è nata quella fotografia?
Lavoravo come fotoreporter dal 1989. Nel 1992 collaboravo già con l’agenzia Reuters dalla Sicilia e con la cronaca locale del Giornale di Sicilia. Una sera, il 27 marzo di quell’anno, mi sono trovato a coprire un convegno legato alla candidatura del magistrato Giuseppe Ayala. Falcone e Borsellino erano seduti a quel tavolo. Non so cosa si siano detti, ma a un certo punto tra di loro si è creato questo momento di battuta e hanno sorriso. Io credo che stessero scherzando su una delle persone sedute al tavolo con loro. Ma è una mia idea. Così è venuta fuori quella foto. 

Quella sera c’erano anche altri fotografi, ma solo la sua foto mostra la complicità e l’amicizia tra i due magistrati a pochi giorni dalla loro morte.
È stata una confluenza di fattori diversi. Forse la prontezza di riflessi, la posizione, l’aver compreso subito il gesto. E così ho fatto quattro o cinque scatti consecutivi. Certamente il fattore determinante che ha reso famoso lo scatto è che la foto sia stata pubblicata e che sia stata usata più delle altre fatte quella sera. L'intera sequenza degli scatti, comunque, sarà in mostra a Palermo dal 24 maggio al 3 giugno in occasione del ventennale della strage di Capaci e via d'Amelio. 

La foto, però, non venne pubblicata immediatamente. Venne “ripescata” qualche mese dopo.
Sì, la sera del convegno portai alla redazione del Giornale di Sicilia i miei scatti. Ci furono dei commenti di apprezzamento per quella foto. Mi dissero: “Bravo, è carina, magari la usiamo un altro giorno”. Ma il giorno dopo non venne pubblicata. Tra maggio e luglio, poi, dopo la strage di Capaci, un amico mi disse: “Ma tu non avevi fatto quella bella foto di Falcone e Borsellino?”. Così la inviai all'agenzia di Roma con la quale collaboravo. E il 20 luglio, il giorno successivo alla strage di via d’Amelio, i maggiori quotidiani nazionali, dal Corriere della sera a La Stampa, la ripresero e la pubblicarono in prima pagina.

Così quell’immagine divenne simbolo della rinascita della Sicilia.
Quello scatto, purtroppo, ha acquisito il significato che oggi gli diamo per quello che è successo dopo, a causa delle stragi. Se non fossero stati uccisi Falcone e Borsellino, sarebbe stata una foto come un’altra. C’è stato un editore in città che decise di metterla sui manifesti contro la mafia che venivano affissi a Palermo in quei giorni. Qualcuno pensava che io fossi l’unico fotografo presente quella sera al palazzo Trinacria. In realtà c’erano altri colleghi che scattarono foto simili. Ma quella complicità, quei sorrisi ce li ha solo quella foto.

Uno scatto in bianco e nero: è stata una scelta stilistica?
È uno scatto in bianco e nero non per una ricerca estetica. Nel 1992 i giornali erano tutti in bianco e nero. Noi fotografi andavamo in giro con una macchina in bianco e nero per i quotidiani e un’altra a colori per i settimanali. Lo scatto è in bianco e nero perché era destinato a un quotidiano. Magari se fossi stato inviato da un settimanale, ora quella foto sarebbe a colori.

Come reagì a quelle stragi? Il significato assunto da quello scatto si trasformò anche in un particolare impegno antimafia?
Io credo nel giornalismo obiettivo. Le idee intime del giornalista sono un’altra cosa. E quelle può averle chiunque, dall’imbianchino al vigile urbano. Certo la legalità fa parte dei miei valori e cerco ogni giorno di trasmetterla anche ai miei figli, che a casa vedono quella foto di Falcone e Borsellino appesa dappertutto. Mi è capitato anche di scrivere alcuni libri sul tema mafioso e sono legato a Rita Borsellino, sorella di Paolo, da una amicizia molto forte. Lei era proprietaria della farmacia dietro casa mia, a Palermo.

Quindi conosceva di persona Paolo Borsellino e Giovanni Falcone?
Di persona no. Li conosci da disturbatore, come tutti i fotoreporter e i giornalisti. E loro imparano a conoscerti e ti tollerano. Mi ricordo però del discorso di Paolo Borsellino alla biblioteca comunale di Palermo dopo la morte di Falcone nella strage di Capaci. Io ero ai piedi del tavolo dietro il quale il magistrato era seduto. Ho scattato tante foto, ma a un certo punto le sue parole mi hanno talmente emozionato che mi sono seduto a terra all’angolo della scrivania a osservarlo da vicino. Avrei voluto scrivergli un mio pensiero su un bigliettino per fargli arrivare la mia vicinanza. Ma non lo feci, non so perché. Dopo il 19 luglio andai a raccontare questa cosa a Rita Borsellino e le portai in regalo quella foto che ritraeva il fratello sorridente insieme a Giovanni Falcone.

Fonte: http://www.linkiesta.it/it/article/2012/05/23/quella-sera-che-falcone-e-borsellino-ridevano-come-due-amici-qualunque/11583/

Il presente articolo è qui riportato solo a fine didattico.


Commenti

Post popolari in questo blog

Il "Metodo" Barbiana: la scrittura collettiva in otto punti

  In questo post verrà illustrato  brevemente  il Metodo  della  Scrittura Collettiva  nelle sue otto fasi. Un Metodo che grazie all'esperienza di don Lorenzo Milani a Barbiana abbiamo la fortuna di poter conoscere. Barbiana? " Barbiana  non è un paese, non è nemmeno un villaggio. Barbiana è una chiesa con la canonica. Le case, una ventina in tutto, sono sparse nel bosco e nei campi circostanti, isolate tra loro." É qui che nasce uno dei Metodi educativi più validi e "rivoluzionari".  Ciò che caratterizza la Pedagogia di don Milani è l’autogestione pedagogica degli apprendimenti e la capacità di auto-correggersi. L'insegnante è solo un regista che favorisce la discussione, lo scambio, la riflessione individuale e collettiva. I Care. Mi interessa, mi sta a cuore (che é il contrario del "me ne frego" fascista) tutto ciò che mi circonda ed è per questo che devo sempre capire il significato delle parole, delle cose, del mondo.  L’apprendimento della

Religioni monoteiste. Tre Grandi Religioni: Ebraismo, Cristianesimo e Islâm

Caratteristiche Comuni: Sono Monoteiste La Storia Della Rivelazione Di Dio Ad Abramo La Citta’ Santa Di Gerusalemme Peculiarità:     EBRAISMO Risale al 1900-1800 a. C.   CRISTIANESIMO     ISLAMISMO Risale al 610 d. C. DEFINIZIONE E AREA CULTURALE Si intende la religione del popolo ebraico soprattutto di coloro che sono ebrei di nascita o risiedono in Israele Deriva da Cristo cioè “il consacrato, eletto, inviato,unto” è sorto in Palestina oggi i cristiani sono un miliardo e settecentomila e sono divisi in : cattolici, ortodossi, protestanti Il termine ISLAM significa sottomissione, abbandono, nasce nel VII sec. d.C. in Arabia  SIMBOLO 1 - LA STELLA DI DAVIDE: Due triangoli che si intrecciano e che rappresentano l’unione di Dio con l’uomo 2 – La  Menorah  il candelabro a sette bracci E’ la CROCE su cui è stato messo a morte, ha donato la sua vita per amore degli altri È’ la MEZZALUNA con la STELLA NASCENTEche rischiarano e guidano la vita di ogni fedele FONDATORE ABRAMO  attraverso suo f

Conoscere Dante con Kahoot!

Imparare giocando si può con Kahoot! Immaginate una sfida tra gli alunni per introdurre il nuovo argomento oppure per consolidare conoscenze già acquisite in altre discipline (come in questo caso, dove l'argomento è interdisciplinare). Con questo Kahoot! i ragazzi potranno conoscere la vita di Dante in un quiz da svolgere prima a casa in piccoli gruppi (max 3 persone) e poi in classe, o al contrario. Ogni insegnante decida in base alla propria classe... :-) È più bello veder e i miei studenti esultare (sorridenti) per aver azzeccato (anche per caso) una risposta sulla vita di Dante, che vederli apatici e annoiati di fronte ad uno dei più grandi poeti di tutti i tempi. In fondo come dicevano i latini (senza hashtag, si intende) # LudendoDocere  funziona (meglio). Prof. RH Plus